"Per un alpinista le vie nuove sono le sue opere d'arte.“

1955 - Brenta. Cima D'Ambiez. Parete Est. "Via della Concordia".

30 giugno - 1° luglio. Con Angelo Miorandi, Andrea Oggioni e Josve Aiazzi.
Tre vie scavalcano la convessa parete Sud Est della Cima d'Ambiez. La Fox, la Stenico e fra le due, quella che per l'errata interpretazione della guida Castiglioni, io stesso avevo tracciato. Ma non potevano certo avere la presunzione d'avere risolto il problema dell'Ambiez, almeno, il vero, il più grosso. L'invitto era là: il diedro della parete Est, dalla direttiva perfetta. Un unico formidabile a picco di quattrocento metri, senza soste, senza respiro; un susseguirsi conturbante di neri e di gialli.
Il forte Enrich Abram, al ritorno da una via della zona, passando sulla grande cengia basale, levando lo squardo sull'incombente Gran Diedro, disse: "Questa sì che che sarebbe una gran via". Quelle parole mi segnarono dentro. Sapevo che da giorni Oggioni e Aiazzi erano all'Agostini in attesa del bel tempo per attaccare. Ma io ero senza compagno, Susatti si era tagliato un dito durante il suo lavoro di falegname. Fortunatamente Miorandi, uno dei miei allievi di Castel Corno, si offrì di farmi da compagno. Partimmo alla chetichella per il rifugio Agostini. Il primo approccio con i due famosi monzesi non fu proprio cordiale. Poi l'intelligente diplomazia di Aiazzi appianò tutto. Così all'indomani eravamo all'attacco del diedro in due cordate in armonia. Oggioni-Aiazzi e Aste-Miorandi.
Circa a metà parete scoppiò improvviso un temporale. Acqua, qualche turbinio di neve, saette e tanto freddo. Lì ci fermammo a bivaccare anche per asciugare i vestiti impregnati d'acqua. Malgrado tutto io ero tranquillo perché, con i nostri nuovi amici, mi sentivo in una botte di ferro. All'alba io e Miorandi attaccammo gli strapiombi sovrastanti e li superammo in sicurezza, seguiti a ruota da Oggioni e Aiazzi. Giungemmo felicemente in vetta, in una festa di luci e di colori con le vaporose nubi che incensavano il cielo. Firmammo il libro di vetta, chiamando il nostro tracciato "Via della Concordia", un nome che sottolinea la stima, l'amicizia e l'accettazione reciproca che ancora e sempre dura fra noi.

La via della Concordia all'Ambiez
Oggioni, Aiazzi e Aste sulla Cima d'Ambiez
Aste, Miorandi, Aiazzi e Oggioni dopo la via della Concordia

"Le scalate e le spedizioni sono descritte, in modo particolareggiato e in ordine cronologico, nel mio primo libro (ora introvabile) PILASTRI DEL CIELO.“