"Tutte le mie creazioni artistiche, voglio dire, le mie vie nuove, sono state realizzate a quattro mani, cioè assieme ai compagni di cordata, qualcuna addirittura a sei mani.“

1959 - Pale di San Martino. Torre del Focobon. Parete Nord.

21 - 22 luglio. Con Josve Aiazzi.
Già l'anno prima, in occasione della salita alla punta Chiggiato,  mi aveva attratto l'evidenza di questo problema. La parete troneggia su tutta l'alta valle del Biois, giù, sino a Falcade, sbarrando a Nord Est la conca del Mulaz. Vera via della "goccia cadente", una fessura perfettamente dritta dalla base al vertice, incide la torre nel suo mezzo. A differenza del Focobon propriamente detto, qui la roccia é saldissima e permette una inebriante arrampicata pressoché "libera". Ad un tiro di corda dall'uscita trovammo un bellissimo terrazzino con fine ghiaino. Il tempo era bello e pensammo di fermarci a bivaccare. Così avremmo risparmiato i soldi per dormire in rifugio. Il giorno dopo scendemmo per la via normale, sull'opposto versante, che fa conoscere a chi é nuovo delle Pale, la segreta e selvaggia bellezza di questo gruppo. A torto trascurato da molti alpinisti (?) che frequentano solo le montagne di moda. Per bellezza e difficoltà tecniche, la pongo sullo stesso piano della via Tissi alla Sud della torre Venezia. Merita di diventare una salita classica.

Torre del Focobon
Torre del Focobon paarete Nord
Aste, Pino Fox e Josve Aiazzi

1959 - Marmolada. Piz Serauta. Direttissima Sud. "Via Madonna Assunta"

10 - 15 agosto. Con Franco Solina.
Con le sue lavagne monolitiche, che cadono a piombo in un susseguirsi per oltre settecento metri di altezza, il Piz invita e respinge al tempo stesso. La via Pisoni, spostata sulla sinistra , seppure grande via, a mio giudizio non risolve il problema del versante d'Ombretta. Ma per quegli anni era il massimo. Claudio Barbier e Marco Dal Bianco, senz'altro due fuoriclasse dell'arrampicamento, hanno compiuto la prima ripetizione di questo elegantissimo itinerario e ne sono rimasti ammirati. Mi inchino dunque davanti a quel formidabile arrampicatore libero degli anni quaranta Gino Pisoni, degno compagno del grandissimo Ettore Castiglioni al quale noi tutti alpinisti, venuti successivamente, dobbiamo molto.
Con l'amico fraterno Franco Solina, direttore della scuola di roccia alla "Ugolini" di Brescia, fummo bloccati, per tre notti e due giorni, in una nicchia a metà della parete. Si fa presto a dire, ma bisogna provarli. Tre notti e due giorni, soli. Si ha tempo di pensare. Di ascoltare e ascoltarsi. Anche se le parole escono monche, si intuiscono le rispettive personalità e ti accorgi con piacere delle molte affinità. Riconosci in lui, nell'amico, tante cose che tu non hai e che vorresti avere. Ti senti impulsivamente grato a lui di possederle anche per te. E ringrazi il cielo che ti ha fatto incontrare un simile compagno di avventura. Con Franco non ho problemi di sorta, sento di andare sul sicuro, di poter contare su delle certezze.
Giungemmo in vetta al Piz solo dopo una settimana di permanenza in parete il 15 agosto, festa appunto dell'Assunta. Penso, in buona fede e con l'esperienza che ho, sia una via di difficoltà superiore a tutte quelle che, finora "fanno da metro" nelle Dolomiti. Ovvio con mezzi tradizionali, non solo nei passaggi artificiali, ma, soprattutto, ai tratti in libera, maltempo a parte.

Monte Serauta, Piz Serauta e Anticima
Via Madonna Assunta con varianti
Maestri lavandaio

1959 - Crozzon di Brenta. Gran Diedro Nord, "Via Giulio Gabrielli"

25 - 27 agosto. Con Milo Navasa.
Avevo sentito parlare spesso di questo problema, però, per un motivo o per l'altro, non l'avevo mai studiato a fondo. Dato che momentaneamente ero senza compagno stavo valutando la possibilità di una solitaria, allorché l'amico Bruno Detassis mi fece conoscere un valente alpinista di Verona: Milo Navasa. Breve dialogo, poi giù a preparare febbribelmente quanto avrebbe potuto servire nel "diedro" che assieme avremmo attaccato l'indomani.
In tre giorni di lotta, confortati dal tempo magnifico, riuscimmo ad aprire la nostra via che dedicammo alla memoria del povero Giulio Gabrielli deceduto, nel 1959 lungo la via Soldà in Marmolada, in condizioni particolarmente sfortunate in seguito ad una fortissima nevicata.
Indimenticabile rimarrà in me la romantica notte, nell'alto silenzio del bivacco Castiglioni, sulla vetta del Crozzon. E la cavalcata fantastica, fino alla Tosa, tra le nebbie evanescenti. Dal punto di vista tecnico, penso che questa ascensione assomma sostenute difficoltà tecniche, sia in "artificiale" sia in "libera".
Sul libro di vetta, come commento, scrivemmo queste poche parole: "Gloria Tibi Domine!".

Il Crozzon di Brenta
Il Crozzon con la via Gabrielli
In alto il gran diedro
Navasa al bivacco Castiglioni
Aste, Detassis e Navasa dopo la Gabrielli
Giulio Gabrielli

1960 - Marmolada. Anticima del Serauta. Variante Direttissima.

17 - 19 giugno. Con Milo Navasa.
Ancora al tempo della prima ascensione di questa superba parete (via Ezio Polo), 17-20 settembre '58 , pensavo alla variante diretta. Infatti lassù con l'amico Toni, avevo deviato dalla naturale traccia del diedro. Ci sarebbero voluti i chiodi ad espansione e a noi, allora, ripugnava violare simili verginità usando mezzi che non fossero tradizionali. Così dal punto di vista estetico, l'opera rimase incompiuta. Mi si perdoni l'immodesta, ma il desiderio di tracciare per primo la "goccia cadente", su quella lavagna da giganti, era ormai cosa mia. Così, non stetti più a disquisire sui nuovi mezzi artificiali. Con la tenacia e con l'amore con i quali un artista scolpisce la sua opera, tornai lassù con l'amico Milo per il "ritocco". Ora l'opera é compiuta. Rimarrà muta testimone di un accanito assalto al cielo. Condotto da piccoli, ma non presto arrendevoli uomini.

Il Serauta d'inverno
Aste sulla direttissima al Piz Serauta
Aste con Navasa

1960 - Alpi Marittime Orientali. Marguareis. Punta Oreste Gastone.

Estate. Con Armando Biancardi.
Rivedo i paretoni della catena del Marguareis, ceneretola reginetta delle marittime orientali, paretoni che si specchiano con i loro toni freddi e caldi insieme nel laghetto. E, su quella "sinfonia" giallo-grigio-rossastra con aspetti dolomitici, via a perdita d'occhio per cinque chilometri in lunghezza, "note" che si alzano, con pareti a piombo, per più di seicento metri. Questa é la montagna dell'altro Armando, di Armando Biancardi. Lassù, al rifugio Garelli, uno di quei rifugietti che erano ancora così come dovrebbero: dove non c'era custode e, per entrarci, bisognava prelevare la chiave a fondovalle. Lassù, dove la vita aveva un sano sapore arcaico, e nessuno veniva a turbare il vostro "ritiro", abbiamo vissuto giorni indimenticabili. Su quelle rocce, non prive di pericoli per la loro friabilità, abbiamo aperto alcune belle vie: al pilastro della Oreste Gastone, allo spigolo Tino Prato (con un bivacco). Vie sostenute, di quinto e di sesto, che hanno arricchito il bagaglio dell'amico. Un bagaglio cospicuo, se oltre a circa seicento ripetizioni sull'intera cerchia alpina, dalle Marittime alle Dolomiti con "invernali", salite su ghiaccio, sci-alpinistiche, e un bel pizzico di "quattromila", conta qualcosa come sessantotto prime ascensioni, di cui alcune da "solo" e da "capo-cordata" e di cui non poche di difficoltà estrema.

Aste sulla punta oreste Gastone
Aste sul passaggio delle tre vie
Armando Biancardi

1960 - Pale di San Martino - Spiz d'Agner Nord - Spigolo N.O. "Via Fausto Susatti".

22 - 24 agosto. Con Josve Aiazzi e Franco Solina.
Era una promessa fatta a me stesso: dedicare una grande via alla memoria del mio primo grande compagno di scalate Fausto Susatti. Ci voleva però una via degna di Lui, un itinerario come Egli lo avrebbe voluto. Così pensai ai formidabili picchi dominanti la remota valle di San Lucano, a pochi chilometri da Agordo, nel Bellunese. Così, il pensiero si rivolse allo Spiz d'Agner Nord. Esso rivolge verso valle due affascinanti spigoli di pari bellezza e difficoltà. Con Josve e Franco, scegliemmo lo spigolo di destra. Bellissimo itinerario, roccia magnifica, parallelo alla via Gilberti sul monte Agner. Uno sviluppo di oltre mille metri, con qualche tratto di "sesto" in ambiente severo e selvaggio. Fummo accompagnati da tempo ideale. Due bivacchi in parete ed uno, indimenticabile, in vetta. Penso che Fausto fosse con noi. Perché, se le anime non si incontrano sulle vette, non si incontrano in nessun altro posto.

Lo Spiz d'Agner Nord
Spiz d'Agner Nord la via Susatti
Aste sulla via Susatti
Aste sulla via Susatti
Fausto Susatti
Franco Solina e Armando Aste

"Le scalate e le spedizioni sono descritte, in modo particolareggiato e in ordine cronologico, nel mio primo libro (ora introvabile) PILASTRI DEL CIELO.“